di Pasquale Hamel –
Mafia. Lombardo accusato di concorso esterno alla mafia, e i magistrati assessori Russo e Chinnici non si dimettono
Ancora una tegola sulla Sicilia. Ormai è ufficiale, Raffaele Lombardo, presidente della Regione Siciliana, è indagato per concorso esterno alla mafia. Dopo Cuffaro, peraltro già condannato anche in appello, l’onta della ragnatela mafiosa stazione ancora su Palazzo D’Orleans e Palazzo Reale.Eppure, solo qualche giorno fa abbiamo letto di dichiarazioni incoraggianti quali : siamo usciti da un tunnel …!
Raffaele Lombardo in rapporti con la mafia catanese. Voci da tempo si rincorrevano lungo le strette vie della libera informazione ma oggi la notizia è ufficiale, il presidente della Regione è indagato perché accusato non solo di avere rapporti con i boss mafiosi delle cosche catanesi, ma di essere stato eletto con i voti della mafia, e l’accusa è : concorso esterno in associazione mafiosa.
Secondo la Procua,l’elezione di Angelo Lombardo fu festeggiata con un sontuoso pranzo a base di vino rosè e quaglie alla brace. Gli esponenti delle famiglie Santapaola ed Ercolano il 4 giugno 2008, sempre secondo quanto afferma la Procura, erano con Angelo Lombardo, al Raffaele Lombardo, dopo la sua elezione a presidente della Regione, avrebbe assegnato il ruolo di «tramite operativo per i rapporti con l’ organizzazione criminale che continuano a far capo ancora a lui».
Gli inquirenti ritengono «provata l’ esistenza di risalenti rapporti, diretti e indiretti, degli esponenti di Cosa nostra con Raffaele ed Angelo Lombardo» e sono convinti del «Rapporto non occasionale né marginale ma cospicuo, diretto e continuativo grazie al quale l’ uomo politico poteva avvalersi del costante e consistente appoggio elettorale della criminalità organizzata di stampo mafioso a lui vicina».
Sono accuse pesanti come un macigno, circostanziate e che dovrebbero indurre Raffaele Lombardo a rimettere il suo mandato e permettere alla Sicilia di andare a votare per eleggere, sempre che sia possibile considerato che Lombardo segue a ruota Cuffaro, già condannato per fatti di mafia, una classe dirigente non collusa.
Non è servito a Lombardo circondarsi di magistrati in giunta.
Eppure, tutti sembrano attendere. La cosa che appare clamorosa è che intorno a questo presidente accusato di concorso esterno alla mafia, stanno ancora comodamente seduti nelle splendide poltrone del potere, due magistrati, o ex magistrati, che rispondono al nome di Massimo Russo e Caterina Chinnici.
Quantomeno dovrebbero dimettersi per coerenza con la loro “qualifica” di tutori del diritto e della giustizia.
Non lo fanno, attendono gli eventi, ma più passano i giorni e più diminuisce la loro credibilità di uomini e donne della giustizia ancorchè prestati (si fa per dire) alla politica.
La loro posizione è insostenibile e non giustificabile